Un rapporto pubblicato questa settimana dagli ispettori governativi tedeschi accende i riflettori su un paradosso tecnologico e gestionale all’interno della Bundeswehr. Nonostante l’investimento di oltre 3 milioni di dollari negli ultimi tre anni per l’acquisto di 33 stampanti 3D (e un ulteriore piano di spesa superiore ai 15 milioni nei prossimi tre anni) l’esercito tedesco dispone attualmente dei dati di progettazione per soli dieci pezzi di ricambio.

Il limite non è tecnologico, ma contrattuale: la Bundeswehr non possiede i diritti di fabbricazione né i dati CAD necessari alla produzione autonoma delle parti per i propri sistemi d’arma. Una carenza che vanifica l’utilizzo delle stampanti 3D già in dotazione e che, secondo la Corte dei Conti, rende l’intera operazione “un investimento inefficace”.

L’iniziativa, nata nel 2021 con l’ambizione di rendere più snella la logistica militare e meno dipendente dai fornitori esterni, era pensata per affrontare le croniche carenze di ricambi, soprattutto per i mezzi più datati. Tuttavia, il rapporto denuncia che il Ministero della Difesa non ha definito obiettivi misurabili, né un piano operativo o una chiara assegnazione di responsabilità per l’attuazione della strategia.

Un esempio positivo citato riguarda una parte stampata per una nave militare che ha evitato la sostituzione di un intero modulo. Ma si tratta di un caso isolato: la produzione effettiva rimane trascurabile rispetto al fabbisogno quotidiano delle forze armate.

I revisori propongono una soluzione concreta: rendere obbligatoria, in ogni nuova acquisizione, la consegna dei file di progettazione e delle specifiche di produzione da parte dei fornitori. Solo così, secondo il rapporto, la Bundeswehr potrà “sfruttare pienamente il potenziale della stampa 3D”.

Nel frattempo, anche il Dipartimento della Difesa statunitense ha annunciato una svolta simile, richiedendo l’inclusione di clausole sul diritto alla riparazione in tutti i contratti, nuovi ed esistenti. Una convergenza transatlantica che sottolinea come il problema sia strutturale, e non solo tedesco.

In attesa di una correzione di rotta, la Bundeswehr continua a investire in stampanti che restano, di fatto, macchine ferme.

Fonte: Deutsche Presse-Agentur