Al cuore della Biennale di Architettura 2025 a Venezia si trova Anti-Ruin, un’installazione modulare stampata in 3D con polvere di marmo che sfida le convenzioni tradizionali dell’architettura. Questo progetto innovativo, nato dalla collaborazione tra lo studio londinese OZRUH e i ricercatori dell’ETH di Zurigo, esplora una nuova dimensione di sostenibilità e adattabilità grazie alla tecnologia di stampa 3D.

Anti-Ruin: architettura modulare che reinventa il marmo

Anti-Ruin si presenta come una struttura alta circa tre metri, composta da 12 blocchi modulari realizzati con polvere di marmo proveniente dalla cava Lasa Marmo in Alto Adige. Utilizzando la tecnologia binder jetting sviluppata presso l’ETH Zurigo, questa polvere di scarto della lavorazione del marmo viene trasformata in moduli stampabili in 3D e assemblati in una forma che ricorda un maestoso portale.

L’installazione incarna un’idea di architettura “liquida”, ispirata alle teorie di Nassim Nicholas Taleb sull’ordine e il disordine, proponendo un’opera che non punta alla perfezione o alla staticità, ma alla continua trasformazione. Ciò significa che ogni blocco può essere smontato, riutilizzato o riconfigurato in base alle esigenze, promuovendo così un approccio modulare e sostenibile.

Un’alternativa sostenibile al cemento tradizionale

Anti Ruin
Immagine di OZRUH.

Oltre al forte impatto estetico e concettuale, Anti-Ruin rappresenta un significativo passo verso l’architettura circolare. Il processo di stampa 3D con leganti consente di riutilizzare materiali di scarto come polveri di marmo, ma anche mattoni frantumati o detriti da demolizione, riducendo così il peso ambientale rispetto ai materiali tradizionali come il cemento.

L’ingegnerizzazione della struttura, curata da Danae Polyviou di formDP, ha dato vita a un design libero e asimmetrico che mette in risalto la flessibilità e la mutevolezza dell’intera installazione. Questa libertà progettuale, facilitata dalla stampa 3D, permette di adattare lo spazio o la funzione della struttura nel tempo, aprendo nuove frontiere per la progettazione architettonica.

Un palcoscenico per l’innovazione della stampa 3D

Anti Ruin
Immagine di OZRUH.

Anti-Ruin non è l’unico esempio di sperimentazione con la stampa 3D alla Biennale di Venezia 2025. L’architetto italiano Mario Cucinella e il suo studio MCA hanno presentato A Flower in San Servolo, un anfiteatro modulare stampato in 3D sull’Isola di San Servolo, pensato per eventi pubblici, spettacoli e attività educative.

Parallelamente, l’azienda italiana WASP, celebre per le sue stampanti 3D per l’edilizia sostenibile, ha collaborato con il Natural Materials Lab della Columbia University per realizzare “Earthen Rituals”, un’installazione in argilla prodotta con materiali di scarto agricoli e edilizi. Questa mostra, ospitata nell’Arsenale, mette in risalto la combinazione tra tecniche tradizionali e moderne applicazioni della stampa ceramica 3D, con un forte richiamo alla sostenibilità.

Verso un futuro di architettura sostenibile e dinamica

La presenza di progetti come Anti-Ruin e le altre installazioni basate sulla stampa 3D alla Biennale di Venezia conferma come questa tecnologia stia diventando protagonista in ambito architettonico e artistico. La stampa 3D permette di ripensare materiali e forme in modo più ecologico, adattabile e funzionale, aprendo le porte a soluzioni innovative per la costruzione e la rigenerazione degli spazi urbani.

Il futuro dell’architettura potrebbe quindi fondarsi su metodologie che integrano modularità, riuso e materiali alternativi, abbattendo gli sprechi e valorizzando i sottoprodotti, grazie appunto al potenziale della stampa 3D.