Una pizza nello spazio? Non è fantascienza, ma il frutto concreto di un prototipo sviluppato per la NASA dall’ingegnere Anjan Contractor, che ha progettato una stampante 3D capace di preparare una pizza utilizzabile in orbita. Il progetto, finanziato con 125.000 dollari dall’agenzia spaziale americana, mira a risolvere uno dei problemi più “terrestri” delle missioni nello spazio profondo: la varietà e conservazione degli alimenti.

Il dispositivo stampa gli strati della pizza in sequenza, prima l’impasto, poi la salsa e infine una crema al formaggio, realizzando un prodotto cotto in appena 70 secondi. L’aspetto è piuttosto grezzo, ma la funzionalità è chiara: creare un alimento completo, facilmente stoccabile e con una lunga conservazione. Gli ingredienti, infatti, sono conservati in forma di polvere e attivati con acqua al momento della preparazione, in modo da ridurre il volume e prolungarne la durata fino a 30 anni.

Ma se da un lato la tecnologia è affascinante, dall’altro la ricetta fa storcere il naso ai puristi del gusto: al posto della salsa di pomodoro viene usato del ketchup riformulato, mentre la mozzarella è sostituita da una salsa al formaggio che, per ammissione degli stessi sviluppatori, è tutto fuorché filante. Il risultato? Una “pizza spaziale” più vicina al concetto di razione militare che a quello di una Margherita napoletana.

Il progetto iniziale ha poi dato vita alla startup BeeHex, che ha portato la tecnologia anche sulla Terra, in contesti come eventi, parchi a tema e festival gastronomici. Resta comunque vivo il sogno: portare comfort food anche su Marte. Chissà se un giorno gli astronauti potranno davvero gustare una pizza come quella di casa, tra le stelle.