Bambu Lab è finita al centro di una nuova polemica nella community della stampa 3D dopo la scoperta di una limitazione software che blocca completamente l’avvio della stampa in determinate condizioni. Il caso riguarda alcuni tipi di ugelli non ufficiali e l’uso di filamenti abrasivi, per i quali il software Bambu Studio disabilita direttamente il pulsante di stampa, impedendo all’utente di inviare qualsiasi job alla stampante.
La segnalazione è emersa su GitHub, all’interno di una issue pubblica aperta dagli utenti, dove viene documentato il comportamento del software: se la configurazione rilevata non rientra tra quelle approvate da Bambu Lab, la stampa non viene semplicemente sconsigliata o accompagnata da un avviso, ma bloccata del tutto a livello di interfaccia.
Un blocco software, non un semplice avvertimento
Il punto che sta facendo più discutere non è tanto l’esistenza di limitazioni – comprensibili, secondo alcuni, per motivi di sicurezza o affidabilità – quanto la modalità scelta da Bambu Lab. Invece di mostrare un warning o una liberatoria (“procedi a tuo rischio”), il software rimuove la possibilità stessa di stampare, rendendo impossibile l’utilizzo di ugelli o materiali che l’azienda considera non supportati.
Questo approccio è stato interpretato da molti utenti come una forma di lock-in, soprattutto in un contesto come quello della stampa 3D, storicamente legato alla personalizzazione hardware, all’uso di componenti di terze parti e alla sperimentazione con materiali avanzati come carbon fiber, nylon caricato o filamenti abrasivi.
La reazione della community
Nel thread GitHub (issue #8856), diversi utenti stanno chiedendo a Bambu Lab di rivedere la decisione, proponendo soluzioni alternative come:
- avvisi chiari sui potenziali rischi,
- limitazioni opzionali disattivabili,
- o impostazioni “advanced” per utenti esperti.
L’invito è esplicito: sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere feedback direttamente sulla piattaforma di sviluppo, per spingere l’azienda a modificare il comportamento del software. Alcuni utenti sottolineano come il blocco totale vada contro lo spirito open e modulare che ha reso popolare la stampa 3D anche in ambito professionale e maker.
Sicurezza o controllo?
Dal punto di vista di Bambu Lab, il blocco potrebbe essere motivato da ragioni di sicurezza, affidabilità o supporto tecnico, evitando danni all’hardware o richieste di assistenza legate a configurazioni non certificate. Tuttavia, la scelta di imporre una restrizione rigida via software solleva interrogativi più ampi sul controllo delle piattaforme, soprattutto quando si parla di dispositivi fisici acquistati dagli utenti.
Al momento, Bambu Lab non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sul caso, né chiarito se il comportamento verrà modificato in futuri aggiornamenti di Bambu Studio.
Un tema destinato a far discutere
La vicenda riapre un dibattito sempre più attuale: quanto controllo dovrebbe avere un produttore sull’uso del proprio hardware dopo la vendita? E dove finisce la tutela dell’utente e inizia la limitazione della libertà d’uso?
Nei prossimi giorni sarà interessante capire se la pressione della community porterà a un ripensamento, o se Bambu Lab confermerà una strategia più chiusa anche sul fronte software.
